Marine Le Pen, leader del partito di unità nazionale di destra francese, ha affermato che l’Unione europea sta cercando di scatenare una guerra civile in Irlanda attraverso il suo accordo sul Brexit.
“L’Unione europea sta effettivamente cercando di scatenare una guerra civile in Irlanda in qualche modo … Rinnovando il conflitto esistente in Irlanda”, ha detto Le Pen durante una discussione sul ritiro del Regno Unito.
Come ha sottolineato Le Pen, l’obiettivo dell’UE è quello di rendere il “divorzio il più doloroso possibile”, mentre, a suo avviso, diventerà più pregiudizievole per la stessa UE che per il Regno Unito.
Come tutti gli analisti economici sanno, la Brexit è un evento che va ad avere conseguenze dure per l’euro, anche se la GB non fa parte del sistema euro ma gli effetti oggi sono globali su tutti i paesi.
Il significato di questo evento, che si è verificato in Gran Bretagna, deve essere considerato come un voto contro il globalismo ed il modello neo liberalita globale, nonostante che sia stata la GB a lanciare il modello originario del tacherismo, seguito poi da Reagan negli USA , le divisioni profonde determinatesi in Gran Bretagna su questo voto e le fratture nella politica interna ci fanno vedere come la Gran Bretagna si vada balcanizzando con forti differenze tra Londra e le regioni interne, la Scozia, l’Irlanda del Nord, ecc..
La Commissione europea fa leva sulle zone più sensibili dell’Unione, quelle dell’Irlanda del Nord e della Scozia per fomentare l’opposizione all’abbandono della UE che rappresenta comunque un precedente pericoloso per la tenuta dell’Unione Europea.
Al livello finanziario si vedono facilmente gli effetti della Brexit nel breve periodo ma è importante esaminare verso dove andrà la GB a livello politico, visto che stiamo parlando di un paese che è una potenza nucleare, la seconda in Europa ed è anche la seconda economia più forte della UE (dopo la Germania), per quanto sia caduto molto il rapporto del PIL della GB rispetto ad altri paesi emergenti, si parla di una economia forte, di una ex potenza coloniale e soprattutto di un paese che dispone della piazza finanziaria più importante d’Europa e la seconda o terza al mondo.
Non si spiegherebbe perchè la Londra finanziaria sia stata contraria al Brexit, considerando i vantaggi che a distanza le potrebbero derivare da uno sganciamento dall’economia della UE.

Il grande vincitore di questo contesto globale si chiama Vladimir Putin con lo sgretolamento progressivo della UE (totalmente subordinata agli USA) che non tarderà a verificarsi: la Francia potrebbe seguire a ruota, l‘Austria, l’Olanda e l’Ungheria potrebbero essere i prossimi paesi ad esprimersi contro la dipendenza da Bruxelles, consideriamo poi che la Grecia è stato un precedente soffocato nella repressione e nella paura.
La vera questione che spiega la resistenza di Bruxelles alla Brexit non si trova nei presunti “ideali europeistici” ma il mero interesse di Bruxelles di non perdere i finanziamenti della Gran Bretagna. Per gli oligarchi della U.E. L’interesse personale viene prima, molto prima che non il voler rispettare le decisioni democratiche.
Il modo di affrontare la questione da parte delle oligarchie di Bruxelles è stato quello di ottenere il risultato a tutti i costi altrimenti, i britannici dovranno votare di nuovo. In caso contrario Bruxelles ignorerà del tutto la volontà dei cittadini del Regno Unito.
L’establishment europeo vuole che la Gran Bretagna riconsideri la Brexit. Gli ideali internazionalisti su “preservare l’unità europea”, non entrano in questo , si tratta di proteggere i flussi di reddito. Il Regno Unito è uno dei dieci paesi che apporta di più nell’Unione europea rispetto a quanto ne ottiene. Nel 2017, il contributo netto del Regno Unito è stato di 9 miliardi di sterline.
È difficile sfuggire alla conclusione che l’Unione Europea, con il negoziato sulla Brexit, ha offerto alla Gran Bretagna un cattivo affare perché sapeva che non sarebbe stato approvato. Quindi, la massima pressione potrebbe essere esercitata nel Regno Unito per riconsiderare la sua decisione di lasciare, o almeno dare un calcio alla Brexit come opzione , che è quello che avverrebbe con un secondo referendum.
Il dato essenziale è dato dal fatto che il nazionalismo britannico è tornato a risorgere e non sopporta il peso della burocrazia europea dominata da Bruxeles.
(di Luciano Lago )