di Luciano Lago
Le accuse che gli oligarchi europei hanno indirizzato contro il governo Ungherese, reo di aver promosso una legge a difesa della famiglia e dei valori cristiani, dimostrano quello che oggi rappresenta la UE: un aggregato di zombi, burocrati e banchieri che pretendono di pontificare su tutto calpestando regole, valori e leggi naturali che sono connaturate alla storia dei popoli europei.
Si sapeva da tempo che nella UE sono presenti e ben posizionate le centrali di propaganda e indottrinamento ideologico che agiscono per conto dei nuovi “padroni del discorso”, quelli che vogliono sovvvertire la civiltà e l’identità dei popoli in nome del globalismo e della omologazione dei popoli.
La controprova è avvenuta con l’attacco portato da questi oligarchi contro l’Ungheria per costringere il governo di Budapest a fare marcia indietro, ovvero per farlo “inginocchiare” alle direttive della UE . La richiesta è esplicita: o assumi l’ideologia del gender/LGBT o te ne vai…segue il ricatto di tagliare i fondi europei al paese magiaro.
“L’Ungheria deve revocare la sua legge anti-LGTB (pro famiglia naturale) e rispettare i diritti fondamentali contenuti nei trattati. È un club di valori e non sono negoziabili, se non si tirano indietro dovrebbero andarsene (…) non le farebbero avere più un posto nell’UE”. Questa spavalderia è stata espressa dal bullo olandese Mark Rutte con un avvertimento straordinariamente aggressivo a Viktor Orban.
La legge promossa da Fidesz e approvata dal parlamento ungherese, espressione della volontà generale del suo popolo (non è democrazia quella?) ha lanciato tutti gli allarmi nell’Ue. Viene dopo quelli che la sinistra banda di Bruxelles chiama “attacchi” a Ong, giudici, Soros, università, media, musulmani, rifugiati. È “l’ennesimo attacco alle nostre leggi, ai nostri valori, ai nostri principi”, ha affermato una fonte europea di alto livello. E forse è stata l’ultima goccia per gli zombie.
Questa settimana, 17 ministri hanno firmato una lettera contro la legge ungherese che mira a vietare qualsiasi riferimento all’omosessualità nei contenuti accessibili ai minori di 18 anni, vietando la propaganda omosex e le pubblicazioni esplicite destinate ai minori nelle scuole e negli spettacoli. Così che 17 capi di stato della UE, poche ore prima di incontrare Orban faccia a faccia, hanno firmato un’altra lettera denunciando “discriminazioni inaccettabili” quelle decise dall’Ungheria.

Secondo i politici europei e i burocrati della UE, propagandare omosessualità e cambio di sesso di fronte a dei bambini di 8/11 anni costituisce una “discriminazione”, denominare mamma e papà invece di genitore 1 e genitore 2 è una lesione dei diritti delle coppie omosex.
I funzionari della UE hanno chiesto alla Commissione europea di agire con urgenza, di aprire una procedura di infrazione, di appellarsi immediatamente a quella legge alla Corte di giustizia per fermarla.
Tuttavia l’ungherese Orban si è impuntato e ha risposto loro. “La prima cosa che devono fare è leggere la legge e poi parlare, non il contrario”, ha sbottato ai suoi colleghi all’arrivo a Bruxelles. “Sono un combattente e difensore dei diritti di tutti, anche degli omosessuali”, ha risposto il leader di Fidesz.
Risulta che in totale 17 Paesi hanno firmato una lettera in cui, pur non citando Budapest, per non surriscaldare ancora di più l’atmosfera, si torna a ribadire la consueta retorica di “continuare a lottare contro le discriminazioni contro la comunità LGTBI, riaffermando la difesa dei nostri diritti fondamentali. Rispetto e tolleranza sono al centro del progetto europeo” secondo il testo della lettera.
Secondo fonti spagnole, l’iniziativa è partita da Spagna e Lussemburgo e successivamente hanno aderito anche gli altri Paesi, tra cui Germania, Francia, Italia, Danimarca, Cipro, Lettonia, Estonia, Irlanda, Malta, Grecia, Finlandia, Paesi Bassi e Austria. .
I governi di questi paesi fanno a gara per intestarsi la paternità del testo e della sua promozione della dottrina gender per compiacere Bruxelles e la Ursula von der Leyen. Tutti i leader europei, meno ungheresi e polacchi, si sentono partecipi del gender e del transgender in spregio della tutela della famiglia naturale. Questo è il panorama della UE.

Il ruolo del “primo della classe” se lo è intestato il leader olandese Mark Rutte il quale parla apertamente di espulsione dell’Ungheria dalla UE e del taglio dei fondi finanziari quale sanzione per la presunta violazione dei trattati di Budapest. Allo stesso modo si pronuncia lo svedese : “I contribuenti svedesi sono stufi di inviare denaro in paesi in cui i valori europei non sono rispettati”, ha affermato il primo ministro svedese uscente Stefan Lofven.
Le discussioni in corso hanno oscurato la questione dell’immigrazione che doveva essere all’ordine del giorno ma su cui non esiste alcun accordo e il peso del fenomeno migratorio viene scaricato ai paesi di frontiera come Italia, Spagna e Grecia con buona pace delle dichiarazioni di solidarietà.
Peggio ancora nel caso dei rapporti con la Russia dove i paesi dell’Est si sono coalizzati per negare qualsiasi possibilità di dialogo con la Federazione russa, considerando questa un paese ostile con cui chiudere ogni rapporto.
Peccato che la Germania abbia terminato la predisposizione del Gasdotto e acquisterà gas russo per decine di miliardi, a Berlino è stato concesso, mentre le sanzioni saranno valide per gli altri paesi europei, come l’Italia, che perdono ogni anno miliardi di mancato export per compiacere le direttive degli Stati Uniti.