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di Luciano Lago
Qualcuno può essere ancora convinto che l'attuale Unione Europea si a un modello praticabile ed attrattivo per altri paesi al di fuori del Continente?
Occorre dire che l'Unione Europea bisogna vederla non per come vorrebbe apparire, nella retorica di chi la sostiene, ma per come è realmente: una struttura oligarchica, dilaniata dalla corruzione, costruita sulla negazione di ogni sovranità popolare, che impone un amaro regime di privilegi per alcuni e di coazione per tutti gli altri in conformità al modello economico neoliberista, diffuso e fatto proprio dalle classi dirigenti europidi.
In Francia come in Italia, in Spagna o in Belgio, i governi di centro destra o di centro sinistra, difendono unicamente
gli interessi di una oligarchia finanziaria in contrasto con i desideri, le speranze e le aspirazioni di popolazioni che sono esasperate per la soppressione dei dirittti, per la repressione salariale, stanche per il degrado permanente delle condizioni di vita e di lavoro, per l'immigrazione incontrollata, frustrate davanti allo spettacolo di una classe politica che opera sistematicamente contro di loro in difesa deli interessi dei grandi potentati finanziari.
La chiave di volta, il fondamento ultimo che ha creato le condizioni perchè questo sia possibile è stata la
costruzione verticistica dell'Unione Europea che si è trasformata in un sistema di dominazione politica ed economica che amministra ed organizza gli interessi comuni della classe apolide e globalizzata dominante, garantita sotto l'egemonia della Germania sul resto degli stati europei.
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Oligarchia europea[/caption]
Bisogna capire e comprendere fino in fondo che le denominate "democrazie" in Europa, in particolare quelle dei paesi del sud Europa, con la loro situazione di super indebitamento, sono ormai di fatto dei "protettorati" dei paesi creditori ed dei grandi potentati finanziari transnazionali, dispongono di una limitata o inesistente sovranità. I governi che escono dalle elezioni (quasi sempre una farsa) che siano di destra o di sinistra, sono obbligati ad adempiere le direttive provenienti dalla troika di Bruxelles e Francoforte, ovvero pagare i debiti, limitare la capacità di intevento e di regolazione dello Stato, ridurre i diritti sociali, privatizzare i beni ed i servizi pubblici, riformare il mercato del lavoro (jobs act e similari) sulla base dei precetti neoliberisti.
In sintesi i governi eletti devono realizzare, che lo vogliano o no, il progetto neoliberista . Si tratta di un programma e di una strategia, nella sostanza, che esprime una
alleanza tra le classi dominanti, globalizzate della nuova borghesia apolide e
cosmopolita ben organizzate a difesa delle Istituzioni europee e garantite dallo Stato egemone della Germania e dell'oligarchia di Bruxelles.
Tutto questo stato di cose rientra nel "si fa ma non si dice" ed è ogni volta più eloquente. Quello che va sempre più emergendo è la incompatibiltà crescente tra il sistema ipercapitalista realmente esistente, che la crisi mostra nei suoi aspetti più brutali, ed i dirittti sociali e politici fondamentali. Riappare quella che è stata a suo tempo definita la vecchia e irrisolta contraddizione tra democrazia e capitalismo. Questa rappresenta l'altro il lato, sempre più oscuro, delle politica trionfante del neoliberismo imposto dalle centrali di potere, la degradazione costante delle deboli e contraddittorie democrazie europee che volevano proporsi come modello politico ai popoli del terzo mondo e che oggi hanno perso qualsiasi capacità di attrazione per gli altri popoli.
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Proteste contro l'oligarchia europea[/caption]
Alcuni studiosi hanno esaminato a fondo quale sia il modello sociale che si è venuto definendo in questi ultimi decenni in Europa. L'analisi di tale modello sociale che si è venuto ad instaurare nei paesi europei, risulta molto significativa. Si tratta di un modello sociale che si basa in sostanza sulla disuguaglianza sociale emergente, sulla precarietà del lavoro, sull'estensione del lavoro sottopagato e sfruttato per masse crescenti di giovani e meno giovani e che profitta dell'arrivo di masse di migranti che costituiscono la mano d'opera di riserva del grande capitale e che favorisce l'abbattimento dei salari ed il lavoro nero.
Il processo di trasformazione del modello sociale è stato favorito dalla egemonia imposta dalla Germania sugli altri paesi europei in una fase di trasformazione economica in cui da Berlino sono state dettate agli altri paesi le "regole del gioco". Si tratta di quelle stesse regole che, con il sistema dell'euro, hanno proibito la svalutazione competitiva e qualsiasi ostacolo alla libera circolazione delle merci e dei capitali, oltre che delle persone. Alcuni autori (Lapavitstas e Flassbeck) hanno messo in risalto come queste regole imposte da Berlino sono consistite in una politica volta a "impoverire il vicino", dopo aver impoverito la propria gente. In pratica "questi autori mostrano in forma chiara che le politiche mercantilistiche e deflazioniste che la Germania ha imposto fin dall'inizio nella UE sono quelle che hanno causato la grande rottura che oggi caratterizza l'Europa" (come affermato anche da Oscar Lafontaine). Il fattore più inquietante risulta il fatto che dalla crisi globale del 2007-2009, un paese creditore come la Germania ha acquistato un enorme surplus monetario e lo ha utilizzato nella peggiore forma.
I paesi vassalli della Germania hanno subito il saccheggio dei propri risparmi imposti da una tassazione feroce attuata da governi delegati dai poteri finanziari (Monti in Italia, Papademos in Grecia), una acquisizione delle migliori aziende che potevano essere concorrenti con quelle tedesche e la conseguente chiusura di migliaia di imprese strozzate dagli alti costi di produzione, euro e tassazione fuori controllo. La vicenda della Grecia con la spoliazione totale dell'economia greca e la sua sottomissione ai voleri della Troika, con da ultimo la vendita dei suoi porti alla Germania (per pagare i debiti),
risulta la più significativa del sistema di neocolonialismo economico imposto dalla Germania e dai grandi potentati finanziari (BCE, Goldman Sachs, FMI, Banca Mondiale, ecc..).
Da questo quadro emerge come
il fattore chiave sia stato la perdità delle sovranità nazionali, quel fattore che ha determinato lo status di "paesi protettorato" per le nazioni del Sud Europa, tormentate da alto debito, deflazione, disoccupazione, crisi economica ed ondata migratoria epocale. Sembra chiaro che una possibile destabilizzazione sociale di questi paesi faccia parte della pianificazione già predisposta dalle grandi centrali di potere transnazionale. Questo spiega ad esempio i finanziamenti dello speculatore miliardario George Soros alle migrazioni clandestine dall'Africa verso l'Italia e il resto d'Europa.
D'altra parte tutta la documentazione esistente prova in maniera inconfutabile che
l'attuale Unione Europea è un feudo degli Stati Uniti e che questa non opera senso il loro consenso e manifesta una attitudine compiacente in pratica per tutto quelloche gli viene ordinato da Washington, che si tratti ad esempio di stabilire sanzioni alla Russia o che sia da aderire ai trattati internazionali anche quando lesivi degli interessi economici delle proprie popolazioni (TTIP e CETA). L'attuale apparente discordanza fra l'Amministrazione Tump e la Germania della Merkel non deve ingannare, i rapporti fra Germania ed USA sono stabiliti e consolidati da oltre 60 anni e non verranno cambiati a prescindere dai personaggi che siedano sulle poltrone direttive a Washington o a Berlino.